I problemi del successo del monopattino elettrico

La crescente diffusione dei monopattini elettrici, in particolare nelle grandi città, è uno dei fenomeni più interessanti nell’ambito delle tendenze che stanno cambiando la mobilità urbana. Chiunque abbia avuto occasione di passeggiare a Roma o Milano, ne avrà notato la presenza in ogni angolo delle principali vie cittadine, disponibili ad essere noleggiati facilmente, anche grazie alla presenza capillare di questi mezzi nelle aree urbane.

A questo impetuosa crescita ha dato impulso la pandemia che, inducendo un minore utilizzo del trasporto pubblico, ha spostato quote importanti della domanda di mezzi, non già verso le forme tradizionali di trasporto privato, peraltro problematico nel contesto urbano che ne limita o scoraggia l’uso, ma verso quelle forme che, supplendo alle debolezze del sistema del trasporto, consentono apprezzabili vantaggi sia in termini di riduzione dei tempi di percorrenza sia per la ridotta difficoltà di trovare spazio per il parcheggio

Se la risposta ad una richiesta  di mobilità più flessibile è il fattore decisivo che ne spiega il successo tra gli utenti, non vanno trascurati le caratteristiche che ne rendono agevole l’utilizzo

a)  mancata richiesta di patente per l’utilizzo; è sufficiente un’etù superiore a 14 anni

b) Facilità di noleggio  grazie all’ampia disponibilità tramite le piattaforme informatiche

b) Appartenenza alla classe dei velocipedi – come la bicicletta – che elimina gli obblighi legati alla immatricolazione, alla revisione e alla assicurazione del mezzo

c)  obblighi minimi relativi alla sicurezza. Il casco è obbligatorio solo per i minorenni.

d) estensione delle aree in cui è consentita la circolazione per la parificazione alle biciclette a seguito del cambiamento normativo dal 2020.

Come era prevedibile, questo successo si è accompagnato ad un rilevante incremento di incidenti nei quali questi mezzi sono stati coinvolti con conseguenze serie. Secondo l’autorevole ’Osservatorio Monopattini di Asaps nel bimestre giugno luglio 2020 si sono verificati ben 43 incidenti gravi, «con comportamenti particolarmente gravi alla guida da parte degli utilizzatori, anche con casi di guida alterata dall’alcol, e modalità di guida completamente inosservanti delle normali regole di prudenza, come il contromano, il viaggiare in due, il farsi trainare o trainare biciclette, il transitare con il semaforo rosso»; a Linate due ragazze di 15 anni, che viaggiavano insieme sul monopattino elettrico, senza casco e contromano, si sono scontrate con un’auto e una delle due ha riportato gravi ferite; a Budrio, nel ferrarese, un sessantenne alla guida del monopattino scontrandosi con un’utilitaria è deceduto.

E’  vero che le statistiche su un periodo temporale ristretto non sono pienamente  affidabili, ma costituiscono un indizio di pericolosità di cui tenere conto. D’altra parte, la presenza invasiva di questi mezzi sulle strade, i comportamenti non sempre ortodossi che vengono posti in essere dai conducenti, l’instabilità causata dalle condizioni della carreggiata stradale suscitano critiche decise da più parti nel sollecitare cambiamenti nelle regole al fine di contrastare la pericolosità  a danno della  sicurezza dei pedoni e degli stessi conducenti.

Benché sia sempre difficile dare giudizi sull’effettivo rischio  dei nuovi mezzi di trasporto sulla base di un’evidenza statistica così limitata, non si può non riconoscere che i campanelli di allarme di chi si è espresso non vadano sottovalutati perchè, se da un lato il processo tecnico spinge nella direzione di una maggiore sicurezza nella circolazione strdale, non applicare questo criterio in modo rigoroso in questo caso sarebbe incoerente rispetto all’obiettivo generale di elevare gli standard della sicurezza stradale. Non dimentichiamo che una fascia di utilizzatori considera questo mezzo alla stessa stregua di un giocattolo.

Ma per dare una risposta alla domanda sull’effettivo grado di rischio di incidentlalità di questi mezzi occorre partire dagli elementi di criticità che caratterizzano questo tipo di mobilità urbana nella quale

a) il comportamento imprevedibile dei conducenti che,  potendo muoversi repentinamente da un tratto della carreggiata occupato dalle auto a quello occupato dai pedoni, determinano serie difficoltà nei conducenti degli altri mezzi a motore nel prevedere la direzione di marcia, in ragione anche della scarsa familiarità con cui  devono prevedere i cambi di direzione. Va aggiunto che la carreggiata stradale non è progettata, se non in minima parte, per la circolazione di questi mezzi.

b) l’instabilità del mezzo che viene condotto spesso  a velocità  maggiori rispetto a quella delle biciclette e sottoposto ad accelerazioni brusche in un contesto urbano i cui spazi ristretti nei quali circolano  pedoni e altri conducenti accrescono la pericolosità

c) la gravità delle lesioni. In caso di incidente, “chi guida un monopattino può farsi molto male anche in caso di contatti molto blandi perché l’equilibrio di chi guida uno di questi mezzi è alquanto instabile”.

d) l’assenza dell’obbligo del casco considerando che il rischio di caduta espone a traumi potenzialmente molto gravi al capo.

e) le frequenti violazioni delle prescrizioni minime in termini di sicurezza come il trasporto di un passeggero, la mancata segnalazione nelle situazioni di scarsa visibilità

rappresentano  le criticità più rilevanti.

Naturalmente, se le valutazioni appena fatte non intendono affermare una presunzione di pericolosità per la circolazione  di questi mezzi, ma intedono sottolineare che  occorre introdurre dei correttivi alle norme che ne consentono la circolazione.

La risposta sanzionatoria può essere un importante deterrente per evitare che il mancato rispetto delle regole del codice della strada si traduca in conseguenze serie per pedoni e altri utenti della strada, ma non può essere considerata sufficiente dal momento che  le stesse norme  sono ispirate dal principio che sia più rievante incrementare la diffusione dei monopattini piuttosto che mantenere degli standard di sicurezza stradale elevati.

Occorre necessariamente ripensare i termini in cui è stata consentita in via sperimentale la circolazione di questi mezzi affinchè non si dia un messaggio equivoco sul suo grado di pericolosità.